| 'Restauro' 
              in stile di un palazzo storico: intonaco sulla facciata rinascimentale 
              in mattoni 
               "La fronte rinascimentale in mattoni progettata da Giuliano di Baccio 
              d'Agnolo per Ugolino Grifoni (1555). Il palazzo, capolavoro dell'architettura 
              civile del Cinquecento in Toscana, armonioso sincretismo tra i materiali 
              tradizionali del Valdarno Inferiore e i modelli del palazzo rinascimentale 
              fiorentino, ha subito la cancellazione della tessitura di facciata 
              e di tutti i prospetti originariamente in mattoni 'facciavista'. 
              Alterata l'identità architettonica del palazzo costruito 
              interamente in setti murari di laterizio. L' importanza 
              della facciata in mattoni è stata dimenticata in questi anni 
              che ci separano dalla conclusione dei lavori di ricostruzione di 
              questo palazzo. Auspichiamo che questa recensione e il successivo report sul caso possano stimolare un riconoscimento dell'importanza 
              e del recupero de vecchio prospetto insieme a nuovi studi su di 
              un palazzo rinascimentale, episodio di prima grandezza per cultura 
              architettonica italiana: la conoscenza e l'attento studio dell'opera 
              d'arte rimangono premesse indispensabili per tutte fasi progettuali.." 
 "L'operazione 
              di ricostruzione del palazzo di Ugolino Grifoni, a S. Miniato Alto 
              a metà degli anni '90 per conto della nuova proprietà 
              Carismi, alla luce della documentazione sul vecchio rudere raccolta 
              dal Circolo di Studio, affronta un tema nodale del Restauro e della 
              Cultura della Conservazione italiana: la trasformazione di caratteri 
              architettonici di un edificio storico. La Carta italiana del restauro 
              1972 ci dice che è necessario "conservare 
              scrupolosamente le forme esterne ed evitare sensibili alterazioni 
              all'individualità tipologica, dell'organismo costruttivo". 
              Stiamo parlando dell'intonacatura della facciata 
              rinascimentale in mattoni decisa nell'ambito del progetto di ricostruzione 
              del palazzo e di concerto con la Soprintendenza ai Beni Architettonici 
              e Ambientali di Pisa. Un dato questo ormai noto e riportato da tutte 
              le recensioni sul palazzo nonchè facilmente documentabile 
              dalle fotografie, sia in b\n, prima della seconda guerra mondiale, 
              sia da quelle fatte da privati del rudere prima dell'inizio dei 
              lavori." 
 "Ritrovare 
              il tema di questo splendido edificio, poco recensito nel rinascimento 
              toscano, dunque è stata la premessa per capire l'importanza 
              delle sue caratteristiche architettoniche: il laterizio, la griglia 
              tridimensionale e le relazioni che la facciata stabiliva con le 
              vecchie cortine murarie anch'esse in mattoni. Da questo scenario 
              puntualmente ricostruito anche con l'ausilio del cad fotorealistico 
              (..), emerge una valenza architettonica meramente volumetrica che 
              è stata alterata in maniera irreversibile dall'intervento 
              di ricostruzione del palazzo per metà distrutto dalle mine 
              tedesche durante la seconda guerra mondiale. Palazzo 
              Grifoni a S. Miniato rappresenta un episodio di prima grandezza 
              nel repertorio del edilizia civile del Rinascimento in Toscana.              Risultato 
              progettuale sui generis esempio della fusione delle forme 
              del rinascimento fiorentino con i materiali tipici dal Valdarno 
              Inferiore: "Giuliano di Baccio d'Agnolo esaltò Ugolino 
              Grifoni nella sua terra con una costruzione maestosa." Questo 
              diviene di fatto il nodo di lettura, episodio eclatante di una scuola 
              del 'dialetto rinascimentale' poco studiata e celebrata in Toscana 
              ma con caratteri di grande rilievo alla luce di una ricostruzione 
              storica attenta che restituisce un'idea progettuale ricca di nuove sonorità. L'uso 
              del mattone faccia a 
              vista, nella compostezza 
              ed armonia di questo impaginato di facciata, costituisce una straordinaria 
              novità come declinazione della proprietà privata. Rappresenta dunque la rilettura in chiave cinquecentista tutta 'sanminiatese' 
              del tema del palazzo rinascimentale repubblicano fiorentino. Versione 
              già recepita e sperimentata esaustivamente negli episodi 
              sanminiatesi dei palazzi: Piccolo, Roffia e Formichini. La trasposizione 
              quindi, o parafrasi architettonica del tardo Cinquecento, riguarda 
              il tema 'luterano' della facciata canonicamente ad intonaco, alla 
              Baccio d'Agnolo, nella versione magnifica del laterizio. 
              Era la scuola del Romanico del Valdarno Inferiore 
              storicamente rappresentata dal 
              Duomo, dal convento di S.Chiara e palazzo dei Vicari imperiali." 
 
 "Questa 
              versione della dimora magnatizia sanminiatese, diviene dunque autentico variatio 
              compositiva 
              in chiave monumentale 
              del 
              palazzo di città con una nuovissima facciata dove il cotto 
              assume l'accezione di velario che si fonde con il nitore dei lineamenti 
              della pietra serena: dai cantonali, all'impaginato del prospetto 
              tutto fiorentino con le celebri finestre centinate estradossate 
              a chiglia. Una trasposizione in chiave spiccatamente monumentale 
              e tridimensionale della facciata in laterizio mai usata nella scuola 
              fiorentina, che, con l'appropriarsi della grandezza della nuova 
              piazza, ricavata nella compatta cortina delle vie di S. Miniato 
              Alto, diviene              qui nuovo elemento compositivo, declinazione volumetrica 
              del palazzo rinascimentale. Primo palazzo gentilizio sanminatese 
              che irrompe con una propria piazza privata, sincretismo magistrale 
              della scuola del romanico 'imperiale' con la grammatica e i modelli 
              del repertorio rinascimentale fiorentino: tripartizione della facciata, 
              cornici marcapiano, finestre centinate, 
              elementi tutti legati da una pianta ad ali che si apre sul paesaggio 
              incantevole delle colline del Valdarno. Caratteristiche che fanno 
              di questa architettura privata con 
              la facciata in mattoni un grandioso tema sia 
              per la compostezza della geometria di facciata sia per la 
              nuova pianta con contaminazioni michelangiolesche."   ALLEGATI "I 
              beni culturali non possono essere distrutti, danneggiati o adibiti 
              ad usi non compatibili con il carattere storico od artistico, oppure 
              tali da recare pregiudizio alla loro conservazione"  Art. 
              11, capo II della n.1089 del 1\6\39 recepito dal Testo Unico n.490/1999, 
              art. 21 e art.20 Nuovo Codice dei BB.CC. "S'intende 
              per Restauro qualsiasi intervento volto a mantenere in efficienza, 
              a facilitare la lettura e a trasmettere integralmente al futuro 
              le opere." "Sono 
              proibiti: 2) remozioni 
              o demolizione che cancellino l'opera attraverso il tempo. 
              4) 
              alterazioni delle condizioni accessorie e ambientali nelle quali 
              è arrivata sino al nostro tempo l'opera d'arte" "Si 
              ricorda la necessità di considerare tutte le operazioni di 
              restauro sotto il sostanziale profilo conservativo, rispettando 
              gli elementi aggiunti ed evitando comunque interventi innovativi 
              o di ripristino. Sempre allo scopo di assicurare la sopravvivenza 
              dei monumenti, va inoltre attentamente vagliata la possibilità 
              di nuove utilizzazioni degli antichi edifici monumentali, quando 
              queste non risultino incompatibili con gli interessi storico-artistici. 
              I lavori di adattamento dovranno essere limitati al minimo, conservando 
              scrupolosamente le forme esterne ed evitando sensibili alterazioni 
              all'individualità tipologica, all'organismo costruttivo ed alla 
              sequenza dei percorsi interni." Carta 
              del Restauro 1972 - Circolare n° 117 del 6 aprile 1972 MINISTERO 
              DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE "Restauro: 
              sono quegli inteventi tendenti alla conservazione integrale dell'edificio, 
              al ripristino dei suoi valori storici e delle caratteristiche 
              tipologiche ed architettoniche. L'intevento di restauro deve 
              tendere al mantenimento di una destinazione d'uso uguale od analoga 
              nelle sue conseguenze spaziali, distributive e tipologiche a quella 
              originale." Norme 
              tecniche di attuazione del Piano Particolareggiato esecutivo 
              del Centro Storico di Vicenza. Definizione interpretativa della 
              teminologia usata nella normativa del P.P. L.B.C. 
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